Una questione di termini
“Humor” è la parola che la
letteratura di ricerca internazionale usa per indicare in senso complessivo
tutti i fenomeni oggetto di studio, l’ironia, il sarcasmo, la parodia, il
grottesco, la gag, la barzelletta, ecc. Nella traduzione del libro curato da
McGhee e Goldstein del 1973, The Psychology of Humor, ho mantenuto il termine
anche in italiano (nella forma inglese “humour”). Questo permette di indicare
che si sta parlando del fenomeno in generale, un po’ come “sport” indica
tutte le discipline e quanto a esse si riferisce. Credo che sia utile
ricorrere a “humor” negli scambi internazionali e quando ci sono rischi di
equivoci. Nell’uso corrente “umorismo”
è termine più che adatto, come lo può essere
“comico”, più antico e spesso anche usato in senso ampio. Un capitolo dedicato alla
questione dei termini si può trovare in Gulotta, Forabosco, Musu, Il
comportamento spiritoso, McGraw-Hill, Milano, 2001. Anche il termine “ricerca”
richiede una precisazione. In senso lato la parola sta a
indicare un atteggiamento di curioso interesse conoscitivo intorno a un dato
oggetto, nel caso l’umorismo. L’interesse è per qualunque
forma di ricerca (esiste anche quella artistica, letteraria, fantasy), ma la
scelta è di occuparsi di ricerca scientifica, nelle forme sperimentali,
empiriche, teoriche. Il criterio caratterizzante è quindi il metodo
scientifico (espressione che a sua volta richiederebbe non una precisazione
ma una trattazione). L’ambito disciplinare è
aperto, con un’attenzione particolare a quello psicologico.
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